
Nella valle dei calanchi, fra il Lago di Bolsena e la valle del Tevere, si erge in cima a un’aspra collina l’etrusca Civita di Bagnoregio. È bene non lasciarsi influenzare negativamente dal modo in cui viene chiamata da molti, ovverosia “la città che muore“, a tutto c’è una spiegazione e in questo caso risiede nella morfologia del territorio.
La formazione argillosa alla base e gli strati sovrastanti di materiale tufaceo e lavico sono stati da sempre soggetti agli effetti dell’erosione provocata da torrenti, agenti atmosferici e disboscamento che, causando frane, hanno assottigliato nel tempo la collina e la vallata circostante e dato vita alle tipiche forme dei calanchi. Non c’è da stupirsi del fatto che gli attuali residenti siano poco più di una decina e che la frazione rischi di scomparire del tutto.
Ma visitare la cittadella è un imperativo. Passeggiando fra i suoi stretti vicoli si respira la magia che solo un luogo fuori dal tempo come questo può donarci. Civita è infatti considerata uno dei borghi più belli d’Italia e sicuramente non vi deluderà.
Già osservandola da Bagnoregio – il comune che si estende ai suoi piedi – il nostro sguardo viene catturato dal suo aspetto unico, e percorrendo il ponte pedonale che ci accompagna fino all’ingresso delimitato da porta Santa Maria ci immergiamo passo dopo passo in un mondo sempre più remoto nel tempo e nello spazio.
Lontano dai rumori della città, quello che ci accoglie è un borgo tardo-medievale rimasto immutato nel tempo, con i suoi suggestivi e pittoreschi cortili, piazzette e antiche botteghe artigiane. E gli scorci che si aprono fra questo dedalo di vicoli sanno lasciarci senza fiato. Bagnati dagli ultimi raggi di sole, poi, il borgo e la vallata si tingono dei colori più svariati, ingannando e sorprendendo i nostri occhi con spettacolari giochi di luci e ombre.
Da vedere:
- la chiesa di San Donato – costruita sul sito di un antichissimo tempio etrusco – che custodisce al suo interno un pregiato crocifisso ligneo del Quattrocento ritenuto miracoloso. Secondo la leggenda, durante un periodo di peste che nel 1499 colpì il territorio di Bagnoregio, il crocifisso parlò a una donna che quotidianamente rivolgeva le sue preghiere al Signore chiedendo di dare fine a quello strazio; qualche giorno dopo, in concomitanza con la morte della donna, la pestilenza si placò. Oggi, ogni Venerdì Santo, il crocifisso viene portato in processione a Bagnoregio, accompagnato da una commovente cerimonia;
- il Museo geologico e delle frane a Palazzo Alemanni. Una visita interdisciplinare (geologia, sismologia e archeologia) che illustra il particolare rapporto fra Civita e il suo territorio, con una grande attenzione posta sul tema del dissesto idrogeologico;
- la grotta di San Bonaventura, un’antica tomba a camera etrusca posizionata a strapiombo sulla vallata. È uno dei luoghi più venerati di Civita, in quanto, leggenda vuole, il piccolo Giovanni di Fidanza – futuro san Bonaventura – fu guarito da una malattia terminale da san Francesco durante il suo soggiorno a Bagnoregio;
- il Palazzo Vescovile, di interesse storico e architettonico;
- porta Santa Maria, caratterizzata da due leoni che fra le zampe tengono la testa di un uomo, in memoria di una rivolta popolare degli abitanti di Civita contro la famiglia orvietana dei Monaldeschi.
Per accedere al borgo è necessario pagare un piccolo contributo (€ 3,00 nei giorni feriali e € 5,00 in quelli festivi) per consentire all’amministrazione comunale di eseguire i lavori di restauro e stabilizzazione e mantenere la fruibilità di questo gioiello.
La Bellezza è la moneta della Natura, non bisogna accumularla, ma farla circolare. (John Milton)