Lo si dice spesso: la Città eterna nasconde rare bellezze. Per questo, altrettanto spesso non basta riempirsi gli occhi di quello che Roma ci regala “dall’esterno”, ma facendo solo qualche passo in più è possibile ammirare opere magnifiche celate a uno sguardo superficiale.
E oggi vi suggeriamo di compiere un passo verso ciò che la ricchezza artistica dell’Urbe è in grado di mostrarci, scoprendo i tesori che il Caravaggio ha lasciato dietro di sé nel corso del suo soggiorno romano.
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La basilica custodisce due opere del pittore lombardo: la Conversione di san Paolo e la Crocifissione di san Pietro che, fra le altre, fanno emergere il carattere innovatore della sua pittura e il suo particolare uso di luci e ombre, in grado di far risaltare i volumi plastici, quasi scultorei, dei soggetti raffigurati.
Qui è esposto il gruppo più numeroso delle opere romane del Caravaggio, che comprende: il Fanciullo con canestra di frutta, il Bacchino malato, la Madonna dei Palafrenieri, il Davide con la testa di Golia, San Girolamo scrivente, San Giovanni battista, fra natura morta, simboli e allegorie sapientemente impresse sulla tela.
In una delle cappelle della chiesa è conservato il San Francesco in meditazione, sul quale è ancora vivo il dibattito relativo all’autografia del dipinto. Lo stesso soggetto è infatti ritratto in un’opera rinvenuta nella sacrestia della chiesa di San Pietro a Carpineto Romano, e ora custodito a Palazzo Barberini. Due copie quasi identiche.
Oltre al dibattuto San Francesco in meditazione, l’edificio ospita un’altra opera famosa del Caravaggio, il Narciso, con l’inconfondibile scelta dei colori, la precisione e la perfezione dei movimenti e delle fattezze del soggetto riflesse nello specchio d’acqua.
Da ammirare qui, il Riposo durante la fuga in Egitto – uno dei capolavori del giovane pittore, sia in termini di formato che di resa pittorica dell’evento raffigurato – e la Maddalena penitente, dipinto che risale alla prima attività romana e che rappresenta il diniego della passata vita mondana da parte della donna.
In piazza del Campidoglio, all’interno dei Musei Capitolini, sono invece custodite due opere del pittore lombardo. La Buona ventura raffigura una scena di vita quotidiana tipica, al tempo, delle vie del centro di Roma: una zingara sfila con destrezza un anello dalle dita di un giovane e ingenuo cavaliere con la scusa di leggergli la mano. E San Giovanni Battista, una delle due copie praticamente identiche del dipinto prodotte nello stesso anno – nonché una delle sette versioni –, in cui riappare l’ideale caravaggesco di bellezza maschile.
Ed ecco che qui trova posto un’altra versione di San Giovanni Battista, rappresentato in questa tela nella sua dimensione più intima, umana, denotata da uno spiccato quanto rivoluzionario senso di realismo, in cui l’uso della luce mette in risalto l’uomo e lascia nell’ombra, in un ruolo marginale, i tipici attributi della tradizione iconografica legati al santo.
Un altro capolavoro di grande realismo e drammaticità, che risale all’ultimo periodo romano del pittore, si mostra in una delle sale della Pinacotena vaticana, la Deposizione. Questa fu l’unica opera del Caravaggio a essere requisita dalle chiese di Roma, in seguito alla sottoscrizione del Trattato di Tolentino da parte della Francia e dello Stato pontificio.
Nella cappella Cavalletti all’interno della chiesa di Sant’Agostino, fa bella mostra di sé la Madonna dei pellegrini. Anche in questa tela il pittore stravolge la tradizionale iconografia che vedeva la Vergine in cielo circondata dagli angeli. Caravaggio, infatti, la dipinge in una veste umana, sulla soglia di quella che potrebbe essere una tipica abitazione romana del tempo.
Il nostro tour nella bellezza si chiude a pochi passi da piazza Navona, dove, all’interno della chiesa di San Luigi dei Francesi, sono ospitate ben tre opere del Caravaggio raffiguranti tre momenti distinti della vita di san Matteo: la Vocazione di san Matteo, il Martirio di san Matteo e San Matteo e l’angelo. Il tocco del pittore non manca, gli episodi di storia sacra vengono proiettati nella vita quotidiana per trasferirne la componente realistica ed emotiva.
Un piccolo grande tesoro da non dimenticare né lasciarsi scappare.
Quando non c’è energia non c’è colore, non c’è forma, non c’è vita. (Caravaggio)
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