
La colazione di Pasqua è una celebrazione tipica romana e laziale, quindi, se non siete di Roma e vi viene chiesto di passare questa festività insieme, non pensate di andare incontro a un “semplice” pranzo, perché ciò che vi aspetta è una versione festiva e rinforzata di un brunch.
Si tratta, infatti, di un pasto ricco, saporito e abbondante composto da cibi tradizionali che sanno esaltare le risorse territoriali di Roma e dintorni, portando a tavola tutto quello che la zona mette a disposizione: carciofi, salumi e via dicendo.
Se siete fa delle colazioni da campioni o se, semplicemente, non volete rinunciare a un’esperienza tipica da romano de Roma non rimarrete con l’amaro in bocca a fine pasto.
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Il buon cibo è sempre al primo posto
Se la vostra idea di colazione comprende un caffè consumato in velocità al bancone del bar, dopo aver provato questa versione del pasto più importante della giornata, desidererete solo una cosa: che ogni giorno sia come Pasqua.
L’origine di questa usanza romana viene dal passato, quando lo scopo della Pasqua era di celebrare la risurrezione con un grande banchetto organizzato dopo il digiuno della Quaresima: una metafora, dunque, in cui il cibo sul tavolo simboleggia un vero e proprio ritorno alla vita dopo un periodo di assenza di cibo.
Se il significato religioso di questa usanza si è andato leggermente perdendo col tempo, ciò che è sicuramente rimasto è lo spirito con cui il cibo viene celebrato e glorificato durante la colazione di Pasqua che, mischia dolce, salato, caffè e buon vino in un tripudio di sapori incredibile.
Essendo un’usanza radicata e diffusa, sono tantissime le famiglie romane che iniziano a cucinare i piatti della colazione pasquale il giorno prima: i tempi di preparazione di ogni portata sono lunghi e vari e se si vuole ottenere un buon risultato è sempre meglio giocare d’anticipo.
Colazione di Pasqua a Roma: tanta varietà in ordine sparso
Quali sono i piatti tipici della tradizionale colazione di Pasqua romana e laziale?
Per quanto ci sia spazio a improvvisazione e gusti personali, una cosa è certa: sulla tavola pasquale non possono mancare determinate pietanze tipiche di questo periodo, sia dolci che salate.
Vediamo, allora, le special questa di questa godereccia colazione.
Per quanto riguarda il dolce, non può mancare la tradizionale pizza sbattuta: si tratta di un dolce simile al pan di Spagna servito con marmellata e che, in genere, condivide la scena con la tradizionale Pastiera.
Sul fronte salato, invece, abbiamo due grandi protagonisti della panificazione:
- Torta pasqualina, ovvero una torta salata farcita con spinaci, ricotta e uova
- La pizza ripiena di formaggio
Come bonus, abbiamo anche il “Pane di Pasqua” che può essere dolce o salato e la classica colomba pasquale.
Per sgrassare il tutto, non può mancare la corallina, un salame tipico umbro e la gustosissima frittata di carciofi.
Dato che l’abbondanza deve regnare sovrana, la colazione di Pasqua va arricchita con tantissime altre varietà tipicamente romane: coratella di abbacchio con carciofi, formaggi, salamelle piccanti campane o calabre e via dicendo.
Per mandare giù tutto, oltre al caffè, possiamo usare dell’ottimo vino dei Castelli Romani, rigorosamente bianco e rigorosamente fresco.
La ricetta della pizza al formaggio tutta da provare
Se vuoi provare a realizzare la tua pizza al formaggio in casa per la colazione di Pasqua, ecco cosa ti serviranno:
- 500 g di farina
- 5 uova
- 200 g di parmigiano reggiano
- 50 g di pecorino romano
- 100 g di groviera (o altro formaggio)
- 100 g di burro
- 25 g di lievito di birra fresco (o 7 g secco)
- 100 ml di latte
- 8 g di sale
Una volta organizzati tutti gli ingredienti, si dovranno sbattere le uova con i formaggi, il burro, il sale e il lievito sciolto nel latte. Successivamente, andrà aggiunta anche la farina e il composto dovrà essere mescolato fino a quando non diventerà omogeneo. A questo punto, bisognerà imburrare e infarinare gli stampi per realizzare le torte e, dopo aver tagliato la groviera dovrà essere inserita nella parte superiore dell’impasto.
Tutto questo ben di dio va coperto con uno strofinaccio e lasciato lievitare fino a quando il suo spessore non raddoppierà; l’ultimo step è infornarlo per 45 minuti a 200 gradi.